
Moda e sostenibilità, due mondi sempre più vicini: lo dimostra in modo vistoso il semplice dato relativo alla ricerca su Google del termine “sustainable fashion”, che risulta aumentata del 46% nell’arco degli ultimi sei anni.
Una sensibilità, quella delle griffe internazionali, che risponde agli interessi di un’ampia parte del pubblico di riferimento – quello dei Millennials – e che rende necessaria un’attenta ricerca e selezione anche e soprattutto a monte della filiera. Un po’ come avviene nel settore alimentare, in altri termini, anche i grandi nomi della moda internazionale hanno scelto di non accontentarsi di un approccio sostenibile limitato al proprio raggio di azione; per proporre capi autenticamente green è indispensabile che quegli stessi parametri vengano rispettati anche per quanto riguarda le materie prime e i semilavorati.
La ricerca di fornitori eco-sostenibili nel settore tessile (con particolare riferimento a quello italiano) risulta comunque agevolata dal fatto che questo comparto industriale ha puntato da alcuni anni ad adeguarsi a nuovi parametri di sostenibilità, con molti grandi nomi impegnati a sviluppare sistemi, tecnologie e protocolli a basso impatto ambientale. Una scelta dettata da motivi ideologici ma sostenuta anche da considerazioni di tipo economico, dal momento che il settore tessile è un grande utilizzatore di acqua ed energia: investimenti che si traducono quindi in un vantaggio per l’ambiente, ma anche – alla fine – per i bilanci aziendali.
In questo ambito, M.I.T.I. ha saputo agire in anticipo rispetto ai trend generali, tanto da essere la prima azienda italiana ad ottenere, nel 2009, la certificazione Bluesign® per il basso impatto ambientale e sulle persone; un approccio ecosostenibile che ha trovato la sua più recente conferma nella presentazione al mercato di Green Soul, la prima linea di tessuti elastici indemagliabili 100% sostenibili con filati riciclati.